lunedì 26 settembre 2011

[Diario] In ascensore

Con Sergio Bonelli ho parlato diverse volte.
Mai abbastanza, comunque, quindi non vanterò una conoscenza che possa dare più volume al dolore che lascia sempre una persona come lui quando se ne va. Ma mi va di ricordare due episodi, il primo e l'ultimo --be' uno, degli ultimi, a dire il vero, ma tant'è-- in cui ci siamo incontrati.
Episodi significativi, per me.

Il primo episodio andò così.
Quando: settembre del 1988. Dove: la Festa dell'Unità di Reggio Emilia.
Sergio era ospite della festa per una serata dedicata al fumetto in occasione del quarantennale di Tex. La conferenza fu, come sempre erano le sue, divertente, ricca di aneddoti e piena di umanità. Alla fine del tipico question time (e sì, qualcuno chiese se Tex fosse di destra o di sinistra...), Sergio si fermò per incontrare il pubblico, forse firmare qualche autografo e, con mio incredibile piacere, a guardare le tavole e i disegni delle persone intervenute all'incontro.
Non ricordo, a dire il vero, se ci fossero altri incauti aspiranti fumettisti. Ma io c'ero. Sedicenne, pieno di speranza e con il desiderio bruciante di fare il disegnatore. Sergio guardò pazientemente la roba che gli avevo portato (schizzi e roba che in seguito avrei scoperto chiamarsi pin-up disegnate a matita su fogli riciclati da chissà dove), mi dedicò un po' del suo tempo, diede dei consigli e mi disse di continuare.
Alla fine non ho fatto il disegnatore, ma credo che un po' della "colpa" del lavoro che faccio oggi la si possa far risalire a quella sera di tanti anni fa.

L'altro episodio andò così.
Quando: Marzo 2010. Dove: Mantova Comics.
A dire il vero, ci incontrammo nell'ascensore dell'albergo dove alloggiavamo, vicino all'area della convention lombarda. Sergio mi salutò cordialissimo e iniziò a parlare della conferenza a cui avevo preso parte quel pomeriggio, quella sulla Italian Invasion del mercato americano, che mi vedeva insieme ai tanti autori e amici che come me lavoravano per il mercato d'oltreoceano. Sergio era seduto tra il pubblico.
Tra il pubblico.
Fu strano pensare, come feci, a quella sera di ventidue anni prima, e vedere lui in platea. E ancora più strano, perché inattesi, furono i complimenti che fece a me e ai suddetti colleghi per la conferenza, che diceva di aver trovato interessante. "Mi ero anche preparato qualche domanda per aiutare la cosa, ma non ne avete avuto bisogno, siete stati bravi..." disse. Ci facemmo una risata e continuammo a parlare nella hall dell'albergo, di America, di viaggi, di Hugo Pratt per via del mio lavoro su GLI SCORPIONI DEL DESERTO e altro ancora.
Infine ci salutammo e andammo alle rispettive cene programmate.

Ci sono stati altri episodi, come l'inaugurazione della mostra di Dino Battaglia, a Reggio Emilia, nel novembre scorso. La sera del vernissage, Sergio e il maestro Sergio Toppi parlarono dell'amico scomparso a cui era dedicata la bella mostra. Sergio parlò a braccio, e riempì il suo omaggio a Battaglia con la solita verve, tanti aneddoti e umanità.
Non era cambiato, insomma.

Dei suoi meriti come editore e del ruolo che ha avuto nella mia formazione come lettore prima e futuro autore poi non parlerò.
Non serve e non interessa.
Non oggi.

Oggi è il primo giorno in cui non c'è Sergio Bonelli.
E fa molto, molto strano pensarlo.

martedì 20 settembre 2011

Niente trucchi


Perché Rollie, per certi versi, è davvero un gigante.
E così prendo in prestito il nome del blog di Michele Petrucci per dare un titolo a questo post non strettamente "fumettoso".
E mentre lo faccio, mi rendo conto che le cose sono collegate.
Questo simpatico signore, che ha appena compiuto novant'anni, è tornato in Italia per la prima volta dal 1945 per festeggiare il suo compleanno con una crociera insieme alla nipote e suo marito, quel Jim Lee al cui matrimonio l'ho conosciuto due anni fa.
Ricordo i racconti di guerra che regalava al tavolo, quando parlava dei voli che dalla Puglia a Fano (città natale di Petrucci, ed ecco il legame...) per bombardare le fabbriche della città. Rollie è stato un capitano dell'aeronautica e pilotava un P-51 Mustang, un gioiello come quelli che potete vedere qui. Anche su Firenze (dove l'ho rivisto con piacere, una settimana fa) e Pisa era passato solo a volo radente sulla città, ed era la prima volta che camminava per le strade di luoghi che mi sono così familiari.
Ho conosciuto diversi partigiani (anche mia nonna lo è stata), ma con Rollie è stato diverso, perché è il primo pilota di caccia bombardieri che io abbia mai incontrato. Simpatico e socievole, lo stampo per fare quelli come lui (persone che la Torre di Pisa potrebbe davvero reggerla a mani nude, senza trucchi) si è definitivamente rotto.
Non ne fanno più, gente.

"Devi gettare una moneta alle tue spalle, nella Fontana di Trevi, Rollie... è tradizione!"
"Cosa devo fare? Io non butto via i soldi così."

Impagabile.

martedì 13 settembre 2011

Firenze e non solo


Domani e mercoledì sarò a Firenzecity per le ultime lezioni con la Class of 2011 di Sceneggiatura della locale Scuola Internazionale di Comics. Saranno sei più sei ore di lezione toste, di revisione e discussione dettagliata degli elaborati finali dei sei studenti (la Posse, come l'ha ribattezzata il mio neo-collega Giovanni Barbieri).
Il tutto con l'aggiunta di un pranzo con un certo co-publisher di origine coreana e una serata con un po' di amici.
Insomma, sarà una tirata, ma di quelle buone.
Poi torno, vi racconto e magari vi aggiorno anche su quello che sto combinando ultimamente.
Se sopravvivo al caldo della palude fiorentina, (pare pioverà, ma senza rinunciare a suoi 31 gradi), ça va sans dire...

giovedì 8 settembre 2011

Luoghi pericolosi


Niente a che vedere con la foto qui sopra.
O quasi.
Dopo una mattina passata a sprecare tempo tra Polizia e Carabinieri cercando di fare una denuncia di smarrimento del tesserino sanitario/codice fiscale totalmente inutile (GRAZIE, anonimo interlocutore del numero verde dell'Agenzia delle Entrate...), finisco in coda allo sportello per ottenerne il duplicato.
Il turnomatic di una volta è stato sostituito da un televisore LCD appeso alla parete su cui appare la progressione numerica che si avvicina, inesorabile e lentissima, al bigliettino che reggo in mano manco fosse quello vincente della lotteria di capodanno.
Per qualche ragione, sul margine sinistro dello schermo, si alternano scritte multilingue a immagini bucoliche di baite alpine.
Poi, appena prima che tocchi a me, l'immagine sullo schermo diventa quella che apre questo post.
Come a volermi avvisare di un non meglio precisato pericolo incombente.
Forse dovrei aver paura...

mercoledì 7 settembre 2011

Machete, quello vero


Quando sono entrato nella ferramenta non l'ho notato.
Ero lì insieme a un amico per recuperare viti e tasselli necessari per il bricolage pomeridiano alla Scuola Internazionale di Comics. Sapete com'è, l'open day di sabato 17 settembre si avvicina e stiamo sistemando un po' di cose (nuovi computer con quadri --uno ENORME-- da appendere e spine multiple da fissare alle pareti) per prepararci a quella che, come ogni anno è un po' la festa di apertura dell'anno scolastico.
Ero lì, dicevo, e dopo aver pagato il necessaire, alzo gli occhi e vedo il machete appeso, anzi sospeso grazie a sottili e facilmente frangibili catenelle, sulla testa del negoziante.
Sarà per via di 99 DAYS e del machete in copertina, ma quando gli chiedo il prezzo, l'esercente pingue e sudaticcio sorride e mi dà una risposta piuttosto originale.
"Quello è per autodifesa."
Davanti al nostro stupore ci spiega come certi balordi entrati nel negozio siano stati dissuasi da qualsiasi cattiva intenzione avessero quando ha alzato il braccio verso il manico.
Poi ci mostra l'ascia che tiene dietro la macchina per la riproduzione delle chiavi.
Sembra un signore tranquillo, dice "fortuna che non hanno pistole," e improvvisamente capisco di aver a che fare con uno che Danny Trejo rispetterebbe.

Per la cronaca, il machete costava solo cinquanta euro, ma l'ho lasciato dov'era.

lunedì 5 settembre 2011

Scalando montagne...



Questa è la colonna sonora odierna, merito di un'amica con gusti sopraffini.
Poi ci sono delle novità che mi obbligheranno ad aggiornare Breakfast più spesso, di cui parleremo presto.
Intanto godetevi Will Shatner in quella che è forse la sua interpretazione più riuscita.