Con Sergio Bonelli ho parlato diverse volte.
Mai abbastanza, comunque, quindi non vanterò una conoscenza che possa dare più volume al dolore che lascia sempre una persona come lui quando se ne va. Ma mi va di ricordare due episodi, il primo e l'ultimo --be' uno, degli ultimi, a dire il vero, ma tant'è-- in cui ci siamo incontrati.
Episodi significativi, per me.
Il primo episodio andò così.
Quando: settembre del 1988. Dove: la Festa dell'Unità di Reggio Emilia.
Sergio era ospite della festa per una serata dedicata al fumetto in occasione del quarantennale di Tex. La conferenza fu, come sempre erano le sue, divertente, ricca di aneddoti e piena di umanità. Alla fine del tipico question time (e sì, qualcuno chiese se Tex fosse di destra o di sinistra...), Sergio si fermò per incontrare il pubblico, forse firmare qualche autografo e, con mio incredibile piacere, a guardare le tavole e i disegni delle persone intervenute all'incontro.
Non ricordo, a dire il vero, se ci fossero altri incauti aspiranti fumettisti. Ma io c'ero. Sedicenne, pieno di speranza e con il desiderio bruciante di fare il disegnatore. Sergio guardò pazientemente la roba che gli avevo portato (schizzi e roba che in seguito avrei scoperto chiamarsi pin-up disegnate a matita su fogli riciclati da chissà dove), mi dedicò un po' del suo tempo, diede dei consigli e mi disse di continuare.
Alla fine non ho fatto il disegnatore, ma credo che un po' della "colpa" del lavoro che faccio oggi la si possa far risalire a quella sera di tanti anni fa.
L'altro episodio andò così.
Quando: Marzo 2010. Dove: Mantova Comics.
A dire il vero, ci incontrammo nell'ascensore dell'albergo dove alloggiavamo, vicino all'area della convention lombarda. Sergio mi salutò cordialissimo e iniziò a parlare della conferenza a cui avevo preso parte quel pomeriggio, quella sulla Italian Invasion del mercato americano, che mi vedeva insieme ai tanti autori e amici che come me lavoravano per il mercato d'oltreoceano. Sergio era seduto tra il pubblico.
Tra il pubblico.
Fu strano pensare, come feci, a quella sera di ventidue anni prima, e vedere lui in platea. E ancora più strano, perché inattesi, furono i complimenti che fece a me e ai suddetti colleghi per la conferenza, che diceva di aver trovato interessante. "Mi ero anche preparato qualche domanda per aiutare la cosa, ma non ne avete avuto bisogno, siete stati bravi..." disse. Ci facemmo una risata e continuammo a parlare nella hall dell'albergo, di America, di viaggi, di Hugo Pratt per via del mio lavoro su GLI SCORPIONI DEL DESERTO e altro ancora.
Infine ci salutammo e andammo alle rispettive cene programmate.
Ci sono stati altri episodi, come l'inaugurazione della mostra di Dino Battaglia, a Reggio Emilia, nel novembre scorso. La sera del vernissage, Sergio e il maestro Sergio Toppi parlarono dell'amico scomparso a cui era dedicata la bella mostra. Sergio parlò a braccio, e riempì il suo omaggio a Battaglia con la solita verve, tanti aneddoti e umanità.
Non era cambiato, insomma.
Dei suoi meriti come editore e del ruolo che ha avuto nella mia formazione come lettore prima e futuro autore poi non parlerò.
Non serve e non interessa.
Non oggi.
Oggi è il primo giorno in cui non c'è Sergio Bonelli.
E fa molto, molto strano pensarlo.
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