mercoledì 22 febbraio 2012

Mantova 2012


Un post in volata, che i prossimi giorni saranno pieni di roba da fare. Se avete conti da regolare o cose di cui parlare, sappiate che potrete trovarmi a Mantova Comics & Games nelle giornate di sabato e domenica. Io e Giuseppe Cammo Camuncoli saremo quasi sempre allo stand della Scuola Internazionale di Comics, nell'area PalaBAM.
Siete avvisati.

martedì 21 febbraio 2012

Se qualcuno si fosse chiesto che c'entra Dustin Hoffman con Il Manifesto...


Oggi capita spesso. Uno condivide una foto su Facebook, qualcuno ovviamente dice "sarà il solito fotomontaggio, come nel caso della foto qui sopra, e poi tutto finisce lì.
Ma se Dustin Hoffman ha davvero deciso, con un gesto semplice, di fare da testimonial per Il Manifesto. è perché ci sono brutte notizie per il quotidiano italiano. Ne parla Michele Petrucci QUI, e in effetti non ho molto da aggiungere.
Mi spiace l'idea che una voce libera e a volte scomoda, come dovrebbe sempre essere il giornalismo non compiacente che nell'ultimo ventennio abbiamo visto proliferare, possa essere zittita.
Non posso che fare il più sincero "in bocca al lupo" ad Andrea Voglino, che ha coordinato il bel progetto GANG BANG per il quale ho avuto il piacere di realizzare una storia insieme a Cammo e Paolo d'Antonio, e a tutta la redazione.
Speriamo che possa uscire da questo brutto momento, che rischia di rovinare il quarantesimo anno di vita del giornale. Come ricordava Michele, potete fare un piccolo gesto per finanziare il giornale acquistando una copia di GANG BANG ordinandola QUI.
Sarebbe bello se un fumetto potesse fare la differenza, per una volta.

lunedì 20 febbraio 2012

[Diario] Ricordando Magnus


Non mi sono mai piaciuti i necrologi, specie quelli scritti in occasione degli anniversari. Le ragioni di questa avversione sono di natura personale, e vi basti sapere questo. Quest'anno, però, pochi giorni dopo il sedicesimo anniversario dalla morte di Magnus, ho "trovato" questo video che sono finalmente riuscito a vedere con calma solo pochi giorni fa.
E mi ha fatto un effetto strano.
Perché Magnus, al secolo Roberto Raviola, l'ho incontrato una sera nella redazione di Granata Press, poco prima del Natale 1994, quando ero solo un giovinastro in piena gavetta, che l'art director Roberto Ghiddi (grande amico del Maestro, come era solito chiamarlo) stava facendo maturare come sceneggiatore con i calci in culo per i quali non lo ringrazierò mai abbastanza.
Nei primi anni '90 internet non c'era. Pazzesco pensarci oggi, ma allora era molto più difficile sapere che faccia avesse un autore, pure se così famoso. E così, quando mi trovai davanti a questo signore piccino, col baffone folto, chiuso in un cappotto e con un Borsalino i cui colori non ricordo, non avevo idea di chi avessi davanti. Ghiddi me lo presentò come "il Maestro" e io, stupidamente, non feci due più due, anche se avevo gli avevo già sentito tante volte usare quel soprannome per Magnus. Strinsi la mano a quel signore simpatico e timido per poi sbiancare quando, rimasto in ufficio con Ghiddi, capii chi avessi appena incontrato. Mio zio Fabio, grande appassionato del suo lavoro (nonché uno dei principali colpevoli del mio avviamento al fumetto) non me l'ha mai perdonato.
Non lo incontrai più, e mi spiace aver perso l'occasione per dirgli quanto il suo lavoro mi avesse insegnato ad amare il fumetto. A partire da Alan Ford per passare a Kriminal e Satanik, il suo capolavoro Lo Sconsciuto così come quel Necron che leggevo di nascosto nell'edizione tascabile Edifumetto celata dai più grandi (e innocui) albi dei supereroi Marvel-Corno, fino a gioielli quali Le 110 Pillole e il celebre Texone che fu anche il suo canto del cigno.
Risentire la sua voce e quel suo modo di ripetere "capito?" mentre spiega a Red Ronnie (brrr...) come svolgeva le sue meticolose ricerche, roba da far impallidire i wiki-esperti moderni, fa un certo effetto. E mostra la modesta e al contempo inimitabile professionalità di un artista che vorrei potesse avere ancora oggi la possibilità di continuare a stupirci con il suo lavoro.

domenica 19 febbraio 2012

[Diario] Una collezione... particolare



James Sime è il folle e simpaticissimo proprietario dell'Isotope Comic Book Lounge, uno dei più spettacolari negozi di fumetti in cui io abbia mai messo piede. James non si limita a vendere fumetti e adora organizzare presentazioni, feste ed eventi che donano un tono decisamente mondano a ciò che altrove viene visto come "covo di nerd".
Sarà anche merito del clima speciale che nella sua città, San Francisco, si respira ancora oggi per tutto quello che riguarda ogni genere di forma artistica.
La prima volta che incontrai James fu quando invademmo il suo locale (sì, questa è la parola giusta) per fare una presentazione multipla: Jim Lee con All Star Batman & Robin, Lee Bermejo con Luthor, Michele Petrucci con Due (il paperback della Slave Labor Graphics che raccoglieva Keires e Sali D'Argento) e Grazia Lobaccaro con SILENT DANCE (sempre SLG) scritta da me, che ero lì anche per promuovere il primo numero di BONEREST uscito per la Image Comics. Tra una dedica e l'altra, tutti i cinque autori ospiti hanno realizzato un pezzo per la Comics Rockstars Toilet Seat Museum, una peculiare collezione, divenuta ormai leggendaria, che James ha messo insieme in anni di attività e che decora il suo negozio. Ogni artista che è stato ospite di Isotope (ma anche gli sceneggiatori, gentaglia come me e Warren Ellis, tra gli altri) ha illustrato/decorato un coperchio da cesso bianco. Non avete capito male. Ho detto un coperchio da cesso, di plastica, bianco.
Una collezione, forse di vaga ispirazione manzoniana, scanzonata e un po' irriverente, che ha raccolto, negli anni, il contributo di decine di disegnatori di fama internazionale.

Fu una bella serata, piena di gente, musica, drink preparati dallo staff del locale e un clima davvero lounge che non abbiamo mai dimenticato. James, che assomiglia a una versione psichedelica e in carne e ossa del Dottor Strange (e pagherei per vedergli indossarne la copia del costume che possiede) ci regalò anche dei sigari fatti confezionare per l'occasione, come quello che vedete qui sotto.


Quando sono tornato alla Comic Lounge a trovarlo, poco meno di un anno fa, è stato un piacere ritrovarlo ancora in forma nonostante la crisi economica che tanti guai ha causato anche negli States ai comic shops. E la festa/signing session con Frank Quietly di quella sera rispettò gli standard elevati, quasi hipster che fanno di Isotope un posto un po' unico, che mi ha fatto piacere ricordare in questa pagina decisamente sopra le righe del [Diario] che, per una volta, ci ha permesso di parlare di fumetti senza veramente farlo.

venerdì 17 febbraio 2012

[Da Non Perdere] Un delizioso 1989


Becky Cloonan spacca.
È simpatica, ascolta musica grintosa e non ha paura di voi.
Poi c'è il piccolo particolare che è una disegnatrice, ma soprattutto una narratrice, davvero bravissima. Prima di dedicarsi alla nuova serie di Conan della Dark Horse insieme a Brian Wood (con il quale realizzò anche l'interessante antologia Demo), ha disegnato un fantastilione di storie, tutte di livello davvero alto.
Quella che trovate QUI è una storia breve e deliziosa dal titolo 1989 realizzata per Heartbreakcomics. Ha un po' il sapore dolceamaro di uno Stand By Me e si legge che è un piacere. A mio giudizio combina, in dosi azzeccate, un po' del Calvin & Hobbes di Bill Watterson con i Peanuts del maestro Schulz, riletti in una chiave manga-occidentalizzata. Ma adesso basta con questi sproloqui da finto critico.
Leggete la storia di Becky.
Vi piacerà.

giovedì 16 febbraio 2012

[Diario] Sanremo? Mai sentito...

...quest'anno come negli ultimi ANNI.
Non mi interessano le sue polemiche e di solito comincia senza che me ne accorga. E non sono abbastanza televisivamente mondano da interessarmi alla carriera di soubrette da due soldi (per essere gentili) che oggi mi ritrovo ovunque su Facebook.
Amo la musica, quella fatta per essere ascoltata, e non sopporto le stupidaggini sul povero Gianni Morandi, che mi irritano così come trovo triste la ripetizione pappagallesca che se ne fa online, di continuo. Ricordo come, quando morì una cantante con le contropalle come Mia Martini, molti dissero che si era sentita emarginata da anni perché nell'ambiente girava voce che "portasse sfiga." Alta classe e professionalità all'italiana, alle solite.
Perché, in fondo, a sparare merda son buoni tutti, in fondo.

Così, ho deciso di dedicarmi all'ascolto di un pugno di strane compilation che trovate su musicForProgramming();, un sito dall'interfaccia minimalista il cui motto recita, "musica mixata per aiutare a programmare (ma utile anche per fare altro)." Molto 8 bit, cosa che ci ricollega, anche visto che continuiamo a parlare di musica, con il post precedente.
E diamo a Cesare quel che è di Cesare. Questo sito l'ho scoperto grazie alla segnalazione di Gianluca Bertani, programmatore esperto, ex compagno di scuola e amico che oggi si dedica con successo alle app per iPhone e iPad grazie al suo Flying Dolphin Studio (la pagina Facebook è QUI), sui cui potete trovare i suoi lavori.

Ascoltate. Scaricate le  app. Fate altro. Oltre Sanremo e le sue sciocchezze che poco hanno di musicale.
Cheers!

mercoledì 15 febbraio 2012

[Da Non Perdere] Ready Player One?


Di Player One probabilmente sapete già tutto, anche perché il buon Roberto Recchioni ne ha parlato bene sul suo seguitissimo blog (la recensione la trovate QUI), ma quei pochi che ancora non conoscono il libro di Ernest Cline, übernerd e ottimo scrittore, farebbero bene a procurarsene una copia.
Ready Player One (questo il titolo originale) l'ho letto in lingua originale, in un'edizione assai più triste (la vedete qui accanto) di quella davvero particolare della ISBN --che NON mi sponsorizza, sia ben chiaro (lo dico anche se non credo serva, ma non si sa mai).
Il libro funziona e diverte, fino al finale che, pur se un po' prevedibile, non tradisce la qualità del tutto. E la lucidità con cui l'autore ha ricreato un mondo fantascientifico partendo dalle sue passioni da nerd, che sono poi le stesse che ho anch'io da sempre, è davvero ammirevole.
Così come lo sono i tanti riferimenti a videogames, fumetti, cinema e musica, in parte citati sul divertente mini-sito del suo editore italiano(QUI) e sul blog dell'autore con QUESTA tracklist "ufficiale".
Ma una chicca trovata sul sito americano è QUESTA, in cui potete giocare a Stacks, un retrogame che nel libro viene programmato dal protagonista Wade Watts.
Preparate i gettoni (o le 200 lire, come ricorderanno i più "stagionati") e fatevi una partita come quelle che riempivano certi pomeriggi degli anni '80.
Poi però andatevi a leggere il libro.
O a comprare una DeLorean.

domenica 12 febbraio 2012

[Da Non Perdere] Se E.R. diventa un incubo


Non ho mai seguito la serie tv che cito nel titolo. Solo qualche episodio qua e là, proprio come il Dr. House. Evidentemente ho un pessimo rapporto con la medicina e i dottori che prima o poi dovrò indagare a fondo. Ma quando ho visto I Corpi Neri sullo scaffale di una libreria napoletana, mesi fa, qualcosa ha fatto scattare il famoso click di cui ho imparato a fidarmi quando sto per comprare qualcosa.
Merito della confezione, come sempre curata e particolare, con cui la ISBN Edizioni inaugurava la sua collana Special Books e che finiva per catturare la mia attenzione. Mi colpì l'aspetto simile ai libri che trovavo da piccolo in edicola, libri  economici con il numero di pagine indicato in copertina accanto al prezzo, come a dire "Guarda quanta roba, e tutto per pochi spiccioli!" Poi mi sembrava avere una premessa interessante, e così il secondo romanzo di Shannon Burke è venuto a casa con me.
Come al solito, è finito nella lunga lista del Da Leggere e dopo più di un anno, ho finalmente letto questo romanzo lucido, drammatico e a tratti scioccante. Credo che Burke abbia visto e vissuto molte delle cose terribili che scrive e descrive. Il quadro che dipinge, con pennellate fredde e feroci allo stesso tempo, ritrae un Pronto Soccorso popolato di uomini difficili, dalle personalità alterate dal loro lavoro duro e talvolta spietato. Nella Harlem dei primi anni novanta, in una New York ancora lontana dalla disneyficazione seguita alla Tolleranza Zero di Rudy Giuliani, il protagonista Ollie si trova al centro di un processo di disumanizzazione che colpisce i suoi colleghi paramedici e lui, fino a sfiorare i limiti della follia.
Il libro è ben scritto. Duro, secco, fatto di scene che Darren Aronofsky, regista di The Wrestler, non dovrebbe avere troppi problemi ad adattare per la sua annunciata versione cinematografica (prevista per la fine del 2011, al momento della pubblicazione italiana). Quindi ve lo consiglio, come vi consiglio di dare un'occhiata al catalogo della ISBN, dove troverete parecchi titoli interessanti.

Come, per esempio, questo Voglia di Vincere di Tom Bissell, che ho scoperto giusto oggi e che, neve permettendo, dovremmo trovare in libreria da pochi giorni. Sembra offrire un approccio interessante al videogame come moderna forma d'arte di dipendenza, che nei tre anni impiegati a scrivere il libro si è combinata con quella della cocaina. Ho già letto il suo Dio Vive a San Pietroburgo quindi lo acquisterò quanto prima sulla fiducia, e magari poi ne riparleremo qui.

martedì 7 febbraio 2012

[Da Non Perdere] BEFORE WATCHMEN - apocrifi apocalittici & disintegrati


Da una settimana è diventata notizia di pubblico dominio.
Before Watchmen  ha fatto il giro del mondo più volte, facendo esprimere opinioni a chiunque abbia anche solo sfogliato il "supremo libro originale" una volta nella vita.
E chi diavolo sono io per tirarmi indietro?
Ho aspettato qualche giorno, per parlarne, per via di una serie di impicci lavorativi, precipitazioni nevose e lontananza da casa. Ora, seduto comodamente accanto a una tazza di tè caldo, posso finalmente esprimermi riguardo al progetto annunciato (dopo un paio di rinvii) dalla DC Comics. Non che sia importante o che, ma visto che si parla di un'opera che ha fatto quasi da "libro di testo" negli anni della mia formazione come sceneggiatore, penso di poter spendere qualche parola sensata.
Anche perché sapevo di questa cosa (ed era nell'aria, suvvia...) da quasi sei mesi.
Forse è per questo che lo shock avvertito in tutto il fumetto-mondo non mi ha colpito con la stessa forza. Ignoravo l'estensione e la portata (produttiva, nel senso di quante testate fossero in lavorazione) di BW, ma non ci avevo messo molto a capire che sarebbe stata una di quelle cose che dividono. E piuttosto nettamente. Così è stato, e nell'ultima settimana mi sono "goduto" lo spettacolo: un misto di indignazione, enfasi, curiosità, livore, trepidazione e stupore.
Dite quello che volete, ma la DC Comics ha ottenuto quello che voleva. Tutti ne hanno parlato e tutti hanno preso posizione. E a esser sincero, non credo che tutti quelli che hanno dichiarato, per rispetto al Sommo Barbuto, di non avere intenzione di acquistare un solo albo di BW lo faranno davvero. Li compreranno, li leggeranno e poi --probabilmente-- li criticheranno come è loro diritto.


Solo il signore ritratto qui accanto nel giorno del suo matrimonio potrebbe davvero dire "Non me ne frega un cazzo".

L'operazione commerciale è piuttosto grossa e promette di creare diversi nuovi long-seller che andranno ad affiancare Watchmen sugli scaffali delle librerie, e così facendo, però, prolungheranno quella che per Alan Moore è un'agonia che ha sempre vissuto come un'ingiustizia subita per colpa del contratto originale e della politica editoriale della DC.
Spieghiamo meglio.
Quando Moore firma per realizzare Watchmen (e anche per concludere V For Vendetta, ma questa è un'altra storia), il contratto prevede che lui e Dave Gibbons cedano alla DC la proprietà dell'opera per un periodo limitato. Trovate queste informazioni ovunque, ma nel caso siate pigri, sappiate che i termini davano all'editore un anno di tempo per ristampare l'opera in volume dopo l'esaurimento delle copie disponibili. Allo scadere di tale periodo, se l'editore non avesse ristampato (leggi "investito nuovamente") l'opera, avremmo avuto quello che in gergo si chiama reversal of rights, e i tutti i diritti dell'opera sarebbero tornati agli autori. Pare che Moore e Gibbons contassero su questa clausola, presente in ogni contratto di edizione, per riprendere il controllo del loro lavoro.
Solo che Watchmen diventò in breve un bestseller e ciò non avvenne mai.
Perché fintanto che la DC terrà in catalogo il paperback che raccoglie i dodici capitoli della serie, e ha il diritto di farlo, i diritti restano di proprietà dell'editore. All'epoca, nessuno si aspettava una cosa simile. Le raccolte in volume non vendevano come fanno oggi e nessuno poteva immaginare che Watchmen avrebbe fruttato così tanto ad autori ed editore, in termini economici e di popolarità. I meriti, ovviamente, vano agli autori stessi e al loro superbo lavoro e di sicuro non vengono ridotti dal sapere che i protagonisti erano basati sui personaggi della Charlton Comics (Captain Atom, The Question, Blue Beetle, eccetera) che non potevano essere usati perché pronti a essere introdotti nel DC Universe post-Crisi sulle Terre Infinite, come in tanti perdono tempo a dire.
Le cose oggi sono cambiate, i contratti prevedono una gestione diversa dei diritti, ma ogni lavoro ha una clausola di reversal, anche il mio contratto per 99 DAYS ce l'ha. E parliamo sempre della terribile DC Comics, gente.
Il fatto è che qui hanno un po' ragione tutti.
Alan Moore, in primis (anche se in disaccordo con Gibbons), che ritiene non si debba fare nulla di nuovo con le sue creazioni ancora nelle mani del nemico. Sì, perché Moore è in guerra con la DC da anni, come lo sono gli eredi si Siegel & Shuster per Superman e Berni Wrightson --ma non Len Wein, che guarda caso era editor di Watchmen e scriverà anche una serie di BW-- per Swamp Thing, ripresa di tanto in tanto dalla DC per evitare che possa essere esercitata proprio la clausola di reversal (almeno così mi diceva Wrightson quando ci fece da guida e portò me e Cammo a visitare la celebre Bronson cave, ma questa è un'altra storia). Ma anche la DC, che esercita un freddo diritto contrattuale che, per quanto possa apparire freddo e poco signorile, non ha mai sfruttato in tutti questi anni. Il motivo è noto a molti: dato il successo di Watchmen, la DC tentò un riavvicinamento a Moore, ma questi rifiutò di fare altro e di lavorare per loro, quindi ogni possibile proposta cadde nel vuoto. Del resto, quando la WildStorm Productions venne acquisita dalla DC nel 1998, Jim Lee dovette volare a Northampton per spiegare la cosa a Moore ed evitare che l'acquisizione potesse significare la fine dell'etichetta ABC Comics creata insieme ad Alan Moore. Le cose andarono avanti con sopportazione reciproca tra Moore e la DC guidata da Paul Levitz fino all'anniversario del ventennale (ricordo la videointervista sui monitor dello stand alla San Diego Comicon), poi tutto andò in malora. Credo ebbe tutto inizio con la polemica seguita all'adattamento per il cinema di V For Vendetta, ma in ogni caso, la nuova direzione della DC non aveva intenzione di mantenere le cose così com'erano state per vent'anni. Specie dopo il passaggio a DC Enternaiment, con una maggiore influenza della Warner Bros nella gestione giornaliera del ramo editoriale.
Situazione complessa, quindi.
Non mi metterò a disquisire su quel gioiello che è League of Extraordinary Gentlemen e sull'uso/reinvenzione di personaggi classici (le diverse leggi sul diritto d'autore hanno impedito l'edizione italiana di un volume, vi basti questo) e su come questo sia paragonabile o meno a ciò che BW sarà per il lavoro di Moore e del sempre troppo poco nominato Gibbons. Perché non credo c'entri un accidente di niente. Né mi dilungherò a decantare i contratti rispettosi del diritto d'autore della Image Comics, che sono diversi proprio perché la stessa casa editrice nacque per volontà di un gruppo di autori decisi a non rinunciare alla proprietà delle loro creazioni --come ribadisce con passione l'editor in chief Eric Stephenson sul suo blog.
Chiunque ha gli strumenti e le informazioni, a volte fin troppe e spesso molto parziali, ma tant'è, per decidere cosa vuole pensare di BW. Conosco personalmente alcuni degli autori coinvolti e so che daranno il meglio perché sanno bene cosa stanno facendo e con chi e cosa dovranno confrontarsi. Adesso che BW è una realtà, voglio vedere di cosa sono capaci e voglio che si mettano alla prova come mai prima d'ora. E posso essere d'accordo con chi offre una prospettiva non opposta ma diversa sulla cosa, come Leah Moore che chiedeva "Ma perché non investire su qualche talento nuovo e provare a trovare il prossimo Watchmen?"
E allora?
E allora forse era una cosa da non fare, ma verrà fatta. E conoscendo la fama, il curriculum e in qualche caso le personalità di autori come Lee Bermejo, credo verrà fatta al meglio delle loro possibilità.
Non mi aspetto niente di meno.
Perché Watchmen è un'opera narrativa superba, un perfetto meccanismo a orologeria costruito con passione meticolosa e in grado di raccontare una storia profonda e delineare personaggi sfaccettati e affascinanti.
Era ed è inimitabile.
Era l'inizio del 1989 quando venni a contatto con il lavoro di Moore e Gibbons per la prima volta. Conservo ancora da qualche parte, gli inserti stampati su carta (igienica?) di bassa qualità, che trovavo dentro alla rivista Corto Maltese, pubblicata da Rizzoli/Milanolibri. Recuperai subito un volume, rigorosamente in lingua originale, e poi, nei primi anni '90 tra Londra ed Edinburgo, tutti gli albi originali. Da allora leggo Watchmen almeno una volta all'anno, godendomi ogni volta le sensazioni che ancora riesce a darmi e stupendomi della tecnica e delle trovate narrative messe sulla pagina da Moore e Gibbons.
Mi si potrebbe definire un Watchnerd? Forse, in fondo il film mi è piaciuto (ma non ho mai comprato una sola action figure, il che forse mi squalifica) e conosco storia e personaggi come fossero roba mia.
Ma alla fine non lo sono. perché ormai appartengono a un immaginario comune a cui, di recente, ben poche creazioni hanno avuto accesso.
Quindi, se posso permettermi un suggerimento, aspettiamo al varco Darwyn Cooke e tutti gli altri, giudichiamo ciò che faranno senza fare sconti, ma senza preconcetti. In molto dicono "Non c'è niente che mi possa essere detto di più su Rorschach o sul Comico. Moore ha già detto tutto."
E forse sarà così. Ma forse potremmo trovare spunti interessanti in quello che altri autori cercheranno di raccontarci, con le loro sensibilità diverse da quella di Moore e in un altro momento storico, forse delicato quanto il 1985.
In tutto questo, Watchmen resterà un lavoro inimitabile, unico e  nel suo genere forse inarrivabile (visto? sono un Watchnerd...) e niente potrà mai cambiare questo dato di fatto.
Anni fa, Alan Moore rispose a una domanda sul perché continuasse a fare fumetti dicendo che il cinema aveva avuto Quarto Potere e la letteratura Guerra e Pace. Secondo il Mago di Northhampton, al fumetto mancava ancora la sua "opera definitiva".
Io ho sempre pensato che sbagliasse...